Ti sta antipatico? Scopri perché

di Bianca Crespi

StampaItaliana Le sopracciglia "alla Gargamella", il naso all'insù... l'avversione per una persona è fatta di dettagli, anche somatici. Paolo Vergnani, psicologo-attore, questa settimana svela i meccanismi inconsci dell'antipatia e le tattiche per riconquistare la simpatia altrui

 

Lo sguardo accigliato del mago Gargamella acerrimo nemico dei puffi, il naso all'insù delle sorellastre di Biancaneve... L'antipatia è fatta di dettagli: non è detto che quelli somatici corrispondano a nature malevoli, ma di certo gettano i più nel sospetto già al primo (inconsapevole) sguardo. Lo sanno bene gli attori, i registi, gli artisti. E gli esperti in linguaggio non verbale: come Paolo Vergnani, psicologo-attore di Bologna (www.teatrodimpresa.it),  svela i meccanismi inconsci che suscitano l'antipatia.

«I tratti somatici che ispirano antipatia sono principalmente quattro», spiega Vergnani: le sopracciglia convergenti al centro, che evocano l'espressione della rabbia (proprio come quelle di Gargamella); la pelle chiara e le labbra sottili, che richiamano il pallore dovuto alle scariche di adrenalina e, quindi, l'aggressività; il naso all'insù, o comunque con le narici bene in vista, che proietta l'interlocutore in una posizione sudditante. La stessa che si aveva da bambini rispetto agli adulti».

Quali comportamenti, invece, suscitano più spesso antipatia? «Tutti quelli che fanno sentire l'altro sminuito: se una persona non saluta o tende a parlare solo di se stessa, per esempio, ha buone probabilità di non risultare simpatica.»

«Esiste poi un meccanismo più sottile, assolutamente individuale, che spinge a ritenere sgradevole chi rispecchia i propri difetti: può accadere, insomma, che un uomo afflitto da calvizie, balbuzie, distrazione, tirchieria, eccetera, si innervosisca con chi esibisce l'identica caratteristica. E che invece non si indispettisca affatto, se si tratta di aspetti di se stesso che ha imparato ad accettare».

In questi casi, del tutto inconsapevoli, c'è modo di bloccare i pregiudizi? «Sì. Chi si rende conto di essere stato catalogato fra gli antipatici può uscirne con domande dirette del tipo: "Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?". In questo modo non solo si può passare dal campo della percezione a quello del reale, ma si comunica anche interesse verso l'altro e verso la relazione, gratificando l'interlocutore: molte grandi amicizie sono nate così».

 

(La Repubblica, Psicologia omeopatica, 30 aprile 2010)

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