Troppo povera, le tolgono la neonata Dopo due mesi la bimba è già adottabile

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IL PRESIDENTE DEI MATRIMONIALISTI: «PROVVEDIMENTO CHE SUSCITA ALLARME E SCONCERTO»

Fa discutere la sentenza del Tribunale dei minori di Trento. L'avvocato della donna: faremo ricorso

TRENTO - Le avevano sottratto la neonata subito dopo il parto, avvenuto due mesi fa. E da allora non ha più potuto vederla né avere sue notizie. Secondo i giudici il provvedimento era necessario perché con un'entrata di soli 500 euro al mese la madre non sarebbe stata in grado di provvedere alle necessità di entrambe. Ora il Tribunale dei minori di Trento ha deciso che la bambina è adottabile: in base alla sentenza, nei confronti della bimba potrà essere avviato da subito un affidamento preadottivo, senza attendere il mese utile per l'impugnazione della sentenza.

- «ATTO CONTRO NATURA» Il caso era stato sollevato due mesi fa dallo psicologo Giuseppe Raspadori, consulente di parte, che aveva parlato di «atto contro natura» da parte dei magistrati che «avevano messo in dubbio la capacità genitoriale contrapponendo l'interesse della madre a quello del minore». La madre, cui era stato proposto l'aborto, aveva deciso di partorire nonostante uno stipendio di 500 euro al mese. «La decisione attuale viene vissuta come profondamente ingiusta dalla mamma», dice il suo avvocato Maristella Paiar. «La signora è molto delusa e triste perchè non vede la sua bimba dal giorno in cui è nata e non ha potuto neppure avere notizie dirette dagli operatori che la curano per divieto imposto dal Servizio sociale. È però decisa a proseguire nei suoi sforzi per riavere la sua bambina che non vuole in nessun caso abbandonare. Stiamo, dunque, già predisponendo l'atto di appello».

«NON HANNO RISPETTATO I TEMPI» - Secondo l'avvocato, la sentenza che ora sancisce l'adottabilità della piccola «riprende le inesatte informazioni del Servizio sociale che imputano alla mamma immaturità, povertà materiale ed emotiva e l'avvio della gravidanza come elemento di fragilità, colpa e incoscienza». Secondo il legale, «la sentenza fraintende la consulenza che aveva invece evidenziato come la mamma non ha estremi di irrecuperabilità tali da negarle di essere una mamma sufficientemente capace e 'grazie alla adesione ai programmi di sostegno dei servizi sembrano dimostrare una evoluzione positiva che indica la possibilità di intraprendere una relazione assistita con la figlia». «La consulenza non era nemmeno incerta quanto a tempistiche perchè prevedeva una rivalutazione dopo un anno - aggiunge l'avvocato Paiar -. Un anno è sicuramente un tempo ragionevole per verificare le capacità ed il rapporto mamma-bambina». I giudici - conclude il legale - hanno disatteso, dunque, «sia la consulenza sia le conclusioni di tutti i difensori e del pm che proponevano di offrire una opportunità alla mamma e alla bambina conformemente alle numerose sentenze della Cassazione e della Corte Europea che dichiarano come prima di un simile distacco vadano indagate ed attivate tutte le possibilità di sussidi ed aiuti territoriali per rispettare il diritto del minore a crescere con i genitori naturali».

- «ALLARME E SCONCERTO» Anche il presidente dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani, Gian Ettore Gassani, prende le distanze dalla sentenza: «La drammatica vicenda della giovane madre di Trento a cui, subito dopo il parto, è stata sottratta la figlia dal locale Tribunale per i Minorenni, non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente». «La bambina è stata già dichiarata adottabile. Si tratta di un provvedimento grave che reciderà per sempre i rapporti tra la madre e la figlia. La legge sancisce che lo stato di adottabilità di un minore debba essere considerato come 'l'ultima spiaggià di un lunghissimo e serissimo percorso, organizzato dal Tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori ed i figli. Secondo le cronache, la donna avrebbe da subito espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola. Non si comprende il motivo per cui non le sia stata offerta, come è previsto, la possibilità di essere madre».

(Fonte: Ansa)

(Corriere della sera, 09 settembre 2010)

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